ANA: Condizioni climatiche estreme e lavoro. La posizione degli archeologi italiani
I cambiamenti climatici in atto sono una realtà ormai da anni, e provocano sempre più spesso fenomeni meteorologici intensi e pericolosi per i lavoratori, come le “ondate di calore”
ANA: Condizioni climatiche estreme e lavoro
(AGR) l’Associazione Nazionale Archeologi, a tutela di tutti gli archeologi impegnati in questi giorni nei cantieri diffusi su tutto il territorio nazionale, ha preparato e diffuso un vademecum, rivolto ad archeologi, imprese, uffici pubblici e stazioni appaltanti, che descrive dettagliatamente i rischi ai quali è esposto l’archeologo che si trova a lavorare in situazioni ambientali estreme, quali tutele la legge prevede in quelle situazioni per il lavoratore, quali sono gli strumenti utili a definire il rischio concreto, e quali sono i comportamenti da adottare per lavorare in sicurezza.
I cambiamenti climatici in atto sono una realtà ormai da anni, e provocano sempre più spesso fenomeni meteorologici intensi e pericolosi per i lavoratori, come le “ondate di calore”.
L’archeologo si trova spesso a lavorare all’aperto durante questi fenomeni climatici estremi, nel corso dei quali la salute del lavoratore è messa a rischio dalle temperature spesso estreme, soprattutto sui cantieri archeologici nei quali si lavora a volte a contatto con mezzi meccanici in movimento (scavatori, ruspe), che innalzano la temperatura dell’ambiente circostante, indossando DPI ingombranti, frequentemente in zone aperte e prive di parti ombreggiate nelle immediate vicinanze.
La sicurezza è il principale obiettivo che ogni professionista deve perseguire, e il primo passo per raggiungerla è proprio una corretta informazione e formazione sui rischi ai quali si va incontro nel proprio lavoro.
“Lavorare in queste giornate di emergenza climatica è pericoloso, come dimostrano anche le ordinanze rilasciate in proposito da regioni e comuni a tutela della salute pubblica” dichiara Alessandro Garrisi, Presidente Nazionale dell’ANA, che prosegue: “Riceviamo purtroppo segnalazioni da parte di colleghi che denunciano la noncuranza con la quale la problematica è affrontata nei cantieri presso i quali lavorano, in particolare quelli infrastrutturali urbani. Pur capendo le esigenze di rispetto dei cronoprogrammi nella consegna delle lavorazioni, la sicurezza dei lavoratori non può passare in secondo piano. Esistono peraltro strumenti economici, quali la CIGO (Cassa integrazione guadagni ordinaria) che l’INPS riconosce alle imprese che dispongano la sospensione di lavoro in assenza di condizioni di sicurezza per i lavoratori a causa delle temperature elevate”.
“Sicurezza e prevenzione devono essere le due parole chiave di ogni lavoratore, sempre, ancora di più da tenere a mente quando si lavora in condizioni climatiche estreme,” dichiara Oriana Cerbone Delegato alle politiche del Lavoro dell’ANA che prosegue: “Nel documento che abbiamo stilato a giovamento di tutti i collegi sono chiaramente esplicitate le condizioni oggettive da tenere attenzionate, ma ribadiamo che esistono anche condizioni soggettive individuali e invitiamo ogni collega a prendere atto delle proprie condizioni individuali quando lavora in contesti particolarmente esposti alle condizioni climatiche estreme e a tutelare la propria salute. Capiamo perfettamente il senso di leale collaborazione tra le parti quando si lavora, ma non dimentichiamoci mai che la cura della nostra sicurezza fisica, lavorativa e psicologica è un preciso diritto/dovere in capo al lavoratore. Non obblighiamoci ad ignorare i segnali di stress fisico che il nostro corpo ci manda in condizioni di lavoro particolari.”
Siamo a disposizione di tutti gli archeologi per qualsiasi ulteriore informazione o per raccogliere segnalazioni e violazioni delle norme di sicurezza: per ricevere assistenza inviamo a rivolgersi alla casella associazione@archeologi.org (mettendo in copia la casella lavoro@archeologi.org).
Tutti gli archeologi sono invitati a prendere visione del documento e a diffonderlo a colleghi e committenze.