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La vicenda di Garlasco e lo show mediatico

Basta inesattezze: facciamo chiarezza su come funziona davvero una archiviazione.

printDi :: 20 ottobre 2025 08:55
Avv. Marco Valerio Verni

Avv. Marco Valerio Verni

(AGR) Il "caso Garlasco", ormai, è, da diversi mesi, perennemente sotto i riflettori mediatici, quasi come un vero e proprio show televisivo dove l'analisi giuridica sembra spesso soccombere di fronte al clamore. Gli ultimi sviluppi hanno avuto al loro centro  l'indagine a carico dell'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, ipotizzando che, all’epoca (ossia nel 2017), possa aver ricevuto denaro per una presunta “archiviazione facile” della posizione di Andrea Sempio, oggi indagato nuovamente per l’omicidio della povera Chiara Poggi, del cui fratello, Marco, il suddetto era amico.

​Di fronte al turbinio di commenti e alle troppe inesattezze che rimbalzano in rete e sul piccolo schermo, è doveroso chiarire alcuni fatti e, soprattutto, i passaggi tecnici fondamentali della procedura penale italiana riguardo la c.d. archiviazione.

 
L'archiviazione: chi decide veramente?

​Sul punto, è bene ricordare che:

la Procura (il Pubblico Ministero) CHIEDE l'archiviazione. È l'organo inquirente che, al termine delle indagini preliminari, valuta se gli elementi raccolti siano sufficienti per sostenere l'accusa in giudizio. Se li ritiene insufficienti o non idonei, avanza la richiesta di archiviazione;

- è il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) che, poi, DECIDE su di essa. Costui è un magistrato terzo e indipendente, diverso dal Pubblico Ministero, chiamato a vagliare la richiesta della Procura. Costui, esaminati gli atti, ha tre opzioni procedurali:

a) ​accoglimento: il giudice ritiene la richiesta fondata, concordando sul fatto che gli elementi raccolti non consentono di procedere all'imputazione e, dunque, emette un provvedimento di archiviazione;

b) rigetto e nuove indagini: il GIP rigetta la richiesta e ordina alla Procura di compiere nuove e ulteriori indagini, ritenendo che alcuni profili investigativi non siano stati adeguatamente esplorati;

c) rigetto ed imputazione coatta: questo è il caso più estremo. Il giudice non solo rigetta la richiesta, ma ritiene che le indagini siano, contrariamente all'opinione del PM, addirittura complete e idonee per sostenere l'accusa, ordinando così alla Procura di formulare l'imputazione e portare l'indagato a giudizio.

​Nel caso in esame, se la Procura di Pavia chiese, all'epoca, l'archiviazione, fu poi il GIP a provvedere positivamente su tale richiesta.

​Questo ci pone di fronte a un bivio logico che richiede un corretto inquadramento ed un eventuale, rigoroso, approfondimento in sede giudiziaria:

​prima ipotesi: la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura era effettivamente fondata e supportata dagli elementi processuali, tanto da convincere un giudice terzo e imparziale (il GIP) ad accoglierla. In questo scenario, l'ipotesi di una presunta corruzione non troverebbe ragione d'essere in termini di risultato processuale;

​seconda ipotesi: la richiesta di archiviazione non era fondata e l’esito doveva essere tra quelli, alternativi all’accoglimento, prima visti: in questo caso- allora sì- potremmo trovarci di fronte a una condotta che merita il massimo approfondimento, poiché metterebbe in discussione non solo l'operato della Procura, ma potenzialmente anche quella dell'organo giudicante, al netto di ulteriori e- verrebbe da dire- necessarie altre parti (per essere più chiari: se si ipotizza una corruzione, oltre al corrotto, vi è per forza un corruttore).

Lo stato delle indagini al riguardo

Da quanto si apprende da autorevoli fonti giornalistiche, cui, per completezza, si rinvia[1], in virtù di quanto detto più sopra, non è un caso che “stanno scavando nei conti bancari anche di un altro magistrato gli investigatori di Brescia che indagano sull'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti: la guardia di finanza ha chiesto di svolgere «mirati accertamenti bancari» anche nei confronti di Fabio Lambertucci, attualmente giudice del dibattimento penale a Pavia, il gip che il 23 marzo 2017 su richiesta di Venditti, della sostituta Giulia Pezzino e del Procuratore Giorgio Riposo, archiviò il primo fascicolo su Andrea Sempio per l'accusa di omicidio di Chiara Poggi a Garlasco”.

In attesa degli ulteriori sviluppi sulla delicata ed intricata vicenda, non si può che ricordare che, al momento, si è nella fase delle indagini preliminari: di conseguenza, non si può e non si deve considerare nessuna persona in esse coinvolta già colpevole e che, anzi, ciò sarà possibile, tecnicamente parlando, solo a seguito di una sentenza definitiva passata in giudicato.

Una considerazione doverosa che si rende però necessaria anche in virtù di un ulteriore fatto che si ricollega a quanto detto all’inizio di questo scritto: non è nelle aule dei talk-show che si stabilisce la colpevolezza o meno di una persona, ma in quelle dei tribunali. Ben venga il giornalismo di inchiesta, ma che esso non sfugga a dei principi giuridici e di comportamento che, in molti casi, sembrano invece dimenticati.



[1] https://www.corriere.it/cronache/25_ottobre_10/garlasco-sempio-padre-appunti-f11dcc9a-5178-4e70-b747-181f5b94exlk.shtml

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