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Emanuele Salce al Manfredi di Ostia

print18 febbraio 2013 15:53
Emanuele Salce al Manfredi di Ostia
(AGR) Dopo una serie di rappresentazioni fuori cartellone, tornano gli spettacoli della stagione ufficiale del teatro Nino Manfredi. Dal 19 febbraio al 3 marzo è in scena “Mumble Mumble. Ovvero confessioni di un orfano d’arte”, scritto da Emanuele Salce assieme ad Andrea Pergolari e interpretato dallo stesso Salce con Paolo Giommarelli.Con Mumble Mumble Salce si confessa. Con l'ironia e la verve che lo caratterizzano, diventa protagonista di un racconto intimo, ironico e coraggioso: una pubblica confessione dalla tragica comicità. Sogni, paure, ansie dell'uomo e dell'attore il quale, attraverso una narrazione sospesa tra amore e morte, si libera, si mostra, si spoglia di intime ossessioni.Nella solitudine di un camerino improvvisato, nella notte di una profonda provincia italiana, un (ormai non più) giovane attore, impegnato a provare la spericolata messinscena di un importante testo letterario, si ritrova, involontariamente ma inevitabilmente a fare i conti con se stesso. Con il suo essere attore e uomo, funzione di una società che gli sfugge e identità ricercata e mai trovata.Come essere, nello stesso tempo, (doppio) figlio d’arte, uomo di cultura e groviglio materiale di ossa, nervi e sangue che soffre e gode per i bisogni primari della vita?>

Nel tentativo di combinare l’attrazione per una verità assoluta, il contatto con la relatività dell’esistente e le pulsioni sessuali, il protagonista cerca di conciliare le pagine di Dostoevskij alla surrealtà dei paterni cerimoniali funebri, dove spiccano personaggi singolari, tra presenzialisti e volti bizzarri.Con il dovuto distacco da quei tragici eventi elaborati con il tempo, Emanuele Salce rievoca gli episodi più grotteschi della sua vita e chiude il monologo raccontando di un’irresistibile bionda australiana e l'incontro sciagurato con una boccetta di lassativi come tentativo di liberazione da un peso non solo figurativo. A fare da contraltare l'ironico e discreto personaggio-spettatore Paolo Giommarelli, ora complice, ora provocatore di una confessione che narra di personaggi pubblici e allo stesso tempo teneramente privati, gli stessi che hanno accompagnato la vita di Emanuele.Una confessione che è un balletto selvaggio di tragica comicità; un infuriare di ricordi macabri, grotteschi, osceni; di personaggi pubblici e teneramente privati; un intreccio inestricabile di cultura e provocazione, di attese insoddisfatte e di traiettorie felicemente impreviste; un paradossale autodafé laico. La testimonianza consapevolmente devastata di un orfano d’arte partecipe di un mondo assurdamente logico.

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