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Romaeuropa Festival, in prima assoluta: la nuova creatura di Motus, Frankenstein_diptych (love story + history of hate)

Dal 22 al 26 ottobre al teatro del Vascello "Frankenstein_diptych (love story + history of hate)" per la prima volta i due capitoli del progetto dedicato alla figura di Frankenstein affrontano le polarità dell’esistenza umana – amore e odio, creazione e distruzione, desiderio e rifiuto

printDi :: 15 ottobre 2025 12:06
Frankenstein MOTUS  foto Angelo Maggio

Frankenstein MOTUS foto Angelo Maggio

(AGR) Dal 22 al 26 ottobre debutta in prima assoluta al Romaeuropa Festival (in corealizzazione con Fabbrica dell’Attore), presso il Teatro Vascello di Roma, la nuova creatura di Motus, Frankenstein_diptych (love story + history of hate), ideato e diretto da Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande.

Per la prima volta riuniti in forma di dittico, i due capitoli del progetto dedicato alla figura di Frankenstein affrontano le polarità dell’esistenza umana – amore e odio, creazione e distruzione, desiderio e rifiuto – e interrogano le fragilità che definiscono la nostra condizione contemporanea, affondando su cosa significa sentirsi fuori dal mondo.

 
Nel comporre e de-comporre l’opera di Mary Shelley, Frankenstein, or The Modern Prometheus (1818), Motus trasforma il mito romantico in grido di allarme e richiesta di empatia in questa “nuova era oscura” e compie un’indagine sulle relazioni che fondano o  distruggono la possibilità stessa di vivere insieme. 

Frankenstein_diptych non si limita a rievocare un mito letterario, ma lo rilancia come specchio politico della contemporaneità: cosa accade quando non troviamo ascolto e quando l’alterità viene percepita come minaccia e non come possibilità? Il progetto affronta le dinamiche di vulnerabilità e rigetto portando in scena un’opera che è allo stesso tempo riflessione critica e immersione poetica.

In a love story (2023), prima parte dello spettacolo, ci si addentra nella solitudine abissale di Mary Shelley e delle sue creature: corpi ibridi, marginali, inquieti, alla ricerca di amore e di relazioni che si rivelano impossibili, affetti non normati, riconoscimenti mai concessi. Qui Motus esplora il confine fragile tra umano e non-umano, tra cura e abbandono, tra desiderio e paura, attraverso i tre personaggi in scena: la creatrice, il creatore e la creatura che sono simbioticamente una sola figura. 

History of Hate (2025) è il contraccolpo, la conseguenza del rifiuto, dell’incapacità della società di gestire la relazione con l’altro: è ciò che accade quando l’amore – negato e umiliato – si spezza, quando l'incontro fallisce e si trasforma in rigetto e rabbia. Qui la tenerezza implode, la benevolenza si deforma, e il mostro appare tra le fiamme, nel vuoto dell’ascolto, nella ferita della solitudine. Non è nato cattivo: è stato reso tale dalla sofferenza e dall’incomprensione, si è trasformato attraverso lo sguardo altrui. 

Frankenstein_diptych (love story + history of hate) è un’indagine politica e viscerale: il mostro non nasce, ma viene fatto nascere da una comunità incapace di riconoscerlo. In questo specchio oscuro si riflette l’attualità di un mondo che respinge, discrimina e produce nuove marginalità, mentre le creature di Motus continuano a cercare, ostinatamente, un posto nel mondo, perché è sui confini che i mostri proliferano, tra i mondi.

foto da comunicato stampa

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Frankenstein MOTUS ph credit Vladimir Bertozzi
Frankenstein MOTUS ph credit Vladimir Bertozzi

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