Oslo, "L'urlo di Munch" manifesto dell'espressionismo europeo
Il Maestro Edvard Munch e il dramma esistenziale dell’uomo moderno. La città di Oslo ospita nel Museo Nazionale di Arte, Architettura e Disegno la rappresentazione pittorica, reale e irreale, di un “Urlo” come specchio delle soffrenze umane.
Parlamento norvegese Oslo
(AGR) di Rita Di Prima
La rappresentazione pittorica, reale e irreale, di un “Urlo” come specchio delle soffrenze umane.Edvard Munch pittore, vissuto a cavallo tra l’ottocento e il novecento, è l’autore di uno dei quadri più famosi al mondo conosciuto col nome di “Urlo”. o anche detto l’Urlo di Munch. E' una delle "attrazioni" della città di Oslo, un punto di riferimento culturale ed artistico al quale non si può rinunciare.
Capita abbastanza frequentemente sia nel mondo dell’arte che in quello della letteratura in senso generale, che l’artista norvegese venga associato ad altri due nomi, pilastri dell’arte pittorica contemporanea, Paul Gauguin e Vincent van Gogh. I tre artisti, maestri e precursori della corrente espressionista europea,, sono uniti tra loro dalla intensa componente interiore espressa nelle loro opere capace di andare oltre ogni confine oggettivo della realtà che ci circonda in favore di una esaltazione emotiva della stessa come mezzo di espressione dei mali e delle angosce umane.
“L’Urlo” tra i più conosciuti quadri del pittore, fu dipinto da Munch nel 1893 e divenne, nel tempo, uno dei quadri più famosi dell’arte contemporanea. Esposto al Museo Nazionale di Arte, Architettura e Disegno di Oslo, l’Urlo” è uno dei quadri al mondo che più di tutti ha fatto parlare di sé: dai critici d’arte agli stimatori, le interpretazioni soggettive sul significato del quadro hanno alimentato dibattiti e confronti abbastanza vivaci e non senza contrapposizioni di pensiero.
Un suggerimento utile, prima di cimentarsi in un’eventuale soggettiva interpretazione del quadro, è quello di studiare con attenzione la biografia dell’artista norvegese dalla quale è possibile cogliere i turbamenti e i dolori che il genio norvegese ebbe a procurarsi, suo malgrado, a seguito di una serie di lutti che colpirono la sua famiglia e che lo resero particolarmente sensibile e vulnerabile. L’ispirazione alla realizzazione del dipinto gli fu data da un tramonto dal colore rosso sangue e dai suoi riverberi infuocati, che l’artista interpretò come un infausto e doloroso grido di dolore della natura.
Edvard Munch col suo dipinto “L’Urlo” volle rappresentare l’angoscia universale, la condizione esistenziale dell’uomo moderno in perenne conflitto con se stesso nel tentativo di superare quella condizione di solitudine, incomunicabilità e inquietudine nella quale è precipitato. Smarrimento, solitudinee incomunicabilità, sono i temi rappresentati nell’opera e sono stati accuratamente analizzati da grandi personaggi dell’epoca, come Schopenhauer, Kierkegaard, Ibsen,Kafka e Freud.
Dell’Urlo di Munch esistono ben quattro versioni tutte dipinte tra il 1893 ed il 1910, ma la più famosa è quella conservata alla Nasjonalgalleriet di Oslo. Il dipinto vanta almeno un paio di singolari curiosità, la prima: è stato rubato per ben due volte e poi recuperato. La prima volta nel 1994, il giorno dell’inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Lillehammer.
La seconda volta nel 2004 insieme ad un’altra opera di Much: “La Madonna” entrambi recuperati nel 2006, sottoposti ad un accurato restauro ed esposti nuovamente al pubblico nel 2008. L’altra curiosità riguarda il fatto che nel 1904 fu scoperta, nell’angolo in alto a sinistra della prima versione dell’ Urlo di Munch, la frase: “Poteva essere stato dipinto soltanto da un pazzo”. In un primo momento si pensò a un atto di vandalismo, ma in seguito a indagini e analisi specifiche il Museo Nazionale Norvegese attribuì la frase scritta a matita sulla tela allo stesso autore del dipinto, ad Edvard Munch.