Monteverde, il "bibliofrigo" che non vuole essere un rifiuto e si trasforma in bookcrossing
Un frigorifero abbandonato nella piazza centrale del quartiere trasformato in un punto di bookcrossing e sanificato. Una azione simbolica contro il degrado e la solitudine sociale. E' conosciuto in tutto il quartiere ed in tanti passano per trovare un libro


Frigorifero diventa bibliolibro
(AGR) “In attesa che arrivi l’Ama a portarmi in una discarica pubblica sono diventato un bibliofrigo. Lascia un libro prendi un libro. Un atto di civiltà contro l’inciviltà”. Le frasi - scritte a penna su un foglio di carta attaccato sul vetro del frigorifero da bar abbandonato -, in una settimana si sono già sbiadite. Ma il vecchio frigo attira sempre chi passa sul marciapiede di piazza San Giovanni di Dio. Perché il vecchio rottame è già pieno di libri. I primi sono stati quelli di una bionda bimba di 4 anni.
“Io e mia figlia stiamo uscendo per portare libri per bambini che lei ha scelto di condividere” scrive Giordana appena letto che lì, nel cuore di Monteverde Nuovo, il gruppo facebook Monteverde Vera aveva deciso di lanciare un piccolo “esperimento di resistenza civile", sanificando il rottame e infilandoci i primi volumi: un libro di economia, un ricettario di cocktail, un paio di opuscoli sui personaggi del ‘900 ed un corposo volume sulla storia della Roma As.
Per tranquillizzare chi paventa che il covid-19 possa covare insidioso tra le pagine: “L’interno del bibliofrigo è sanificato e siete tutti invitati a seguire le regole igieniche che conosciamo e a lasciare ‘decantare’ i libri alcuni giorni, magari al sole. Così ‘brilleranno’ del loro sapere ancor di più…”. Perché i toni da social di Elena Monteverde, admin del gruppo Monteverde Vera, sono così: equilibrati, non aggressivi, sorridenti.
“Sono io stessa un ‘esperimento’. Ho fondato un gruppo proprio per reazione alla deriva da sfogatoio che si incontra ovunque. Per dare energia costruttiva al mio quartiere. Per un paio di anni ho offerto delle lezioni di yoga gratuite a Villa Pamphili in cui facevano anche baratto di oggetti e libri. Poi ho cercato di aprire una banca del tempo – in un mese abbiamo iscritto una cinquantina di persone - ma il municipio non ha trovato uno spazio per ospitarla. Ci riproveremo però…. ” spiega questa 52enne monteverdina “vera”, con quel vera a richiamare la radice indoeuropea “vr”, per ciò che risplende.
“Hanno anche visto chi è stato, il negoziante di….” commenta un passante che si ferma davanti al frigo comparso notte tempo, il 26 marzo scorso, a masticar rabbia sotto la mascherina. Come tanti altri che passano.
“Da quella parte era tutta campagna” ricorda Claudio, storico conoscitore del quartiere, rievocando i pasoliniani tempi di “Ragazzi di vita”, lui ragazzino a fare le sassaiole con i “grattacielini” dei palazzoni popolari di Donna Olimpia. “Nelle casermette si stavano pure le "donnine" e là il cinema Le Terrazze con le ballerine” ricorda indicando il palazzone grigio topo a losanghe bianche che seppellisce il ricordo di quel cinema che, 60 anni fa, si affiancava peraltro ad altri due: il Felix poco più avanti sulla circonvallazione Gianicolense e l’Ariel, in via di Monteverde, ora sala giochi. Una immagine di povertà, quella delle baracche quasi impossibile da immaginare ora in questo quartiere di media borghesia, afflitto però da altre povertà, che il virus ha ora fortemente aggravato: economiche certo, ma anche sociali e culturali, ammorbate dai germi dell’individualismo, del corporativismo e della mancata apertura di spazi sociali”. Ecco allora che il “bibliofrigo” tenta di ricordare bisogni essenziali. La necessità di dare spazio a creatività, spirito comunitario ed iniziativa sociale all’intero quartiere.