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Francesco Maritati: emozionarsi con la musica....significa guardare il mondo con altri occhi

Maritati: con i ragazzi di Ostia Film Factory stiamo cercando di valorizzare angoli di Ostia abbandonati fisicamente e socialmente. I giovani hanno voglia di vivere e conoscere. Si sogna di andare lontano, prima però apprezziamo quello che ci circonda

printDi :: 23 giugno 2021 18:15
Francesco Maritati: emozionarsi con la musica....significa guardare il mondo con altri occhi

(AGR) di Ginevra Amadio

Dobbiamo al nostro territorio, alla nostra isola felice – e a tratti invisibile – molto più di quanto siamo consapevoli. Francesco Maritati lo ammette, senza giri di parole: «A volte guardiamo fuori, cerchiamo altrove ciò che non siamo disposti a trovare qui, schiavi dell’incuria e dello sguardo assuefatto». Cantautore classe 2000, incardinato in un’area che vive e ammira (il quartiere di Ostia), il giovane talento ha superato l’idea del mero dato estetico: la musica è bellezza – ‘fuoriuscita’ di emozioni – ma anche, soprattutto, uno strumento d’osservazione.

 
L’estetica dei videoclip, dove si compie l’allaccio tra immagini e suono, o ancora le parole – i segni visivo-uditivi di un sentimento – tutto, nell’opera di Maritati, rivela un’attrazione per lo scavo interiore, e tutto è intrecciato con il racconto dei luoghi, con l’osmosi fra individuo e spazio. Lo mostra bene “Cielo e Rondine”, l’ultima canzone dai toni intensi e malinconici, ottimamente specchiati in una Roma vuota, che solo ora – come nel video – sta ritornando alla vita.

Partiamo dal principio: le origini di una passione. Quando hai iniziato a fare musica?

“L’ingresso nel mondo della musica è nato dalla passione per la chitarra. Ho iniziato a suonarla nel 2013, in seguito alla scomparsa di mia zia che era insegnante di canto, musicista, cantante – una persona visceralmente legata alla musica. La sua mancanza ha segnato un punto di svolta: necessitavo di esprimere certe emozioni, di toccare con mano ciò che lei aveva amato. L’avvicinamento alla chitarra è stato dunque spontaneo, e ben presto impetuoso. Da allora non ho più smesso.

E il canto?

“Ecco, dopo questa prima fase sono arrivate le iniziative, gli incontri musicali con gli amici, le ‘esibizioni’ in parrocchia. Ho iniziato a cantare poco dopo, direi per necessità. Banalmente: serviva un cantante e io mi sono messo in gioco. Dapprincipio ho incontrato difficoltà, nonostante le lezioni di canto amavo pochissimo la mia voce. Poi ho capito la forza di questa urgenza, il moto irrefrenabile del bisogno espressivo. Ho iniziato a scrivere le canzoni, a sciogliere i lacci della riservatezza dando voce a qualcosa di mio. È una grande soddisfazione, che inverte l’asse delle priorità: fare musica non è solo un hobby, ma una passione viva, bruciante, da coltivare per la vita. Tutte le scelte che ho fatto, da un dato momento in poi, sono orientate in tal senso: dalla scuola di canto alle esibizioni, dai concorsi ai piccoli tour”.

Hai partecipato a eventi, kermesse, manifestazioni. Ti va di parlarne?

“Le prime esperienze sono avvenute a scuola, qui ho provato l’ebbrezza di stare su un palco, davanti a persone che ti ascoltano e apprezzano. Poi sono arrivate le esibizioni nei locali, tra Ostia e Roma, e ultimamente alcuni concorsi a livello nazionale”.

Sei uno studente universitario. Come concili le tue passioni?

“Io studio Archeologia e Storia dell’Arte all’Università Roma Tre. Considero questo mondo non troppo distante da quello della musica, sebbene si tratti di versanti diversi, legati ad ambiti separati. Ho voluto studiare per portare in parallelo le mie due passioni”.

Quanta importanza hanno i videoclip nel tuo lavoro musicale? Si tratta di traduzioni visive, un nuovo cospicuo tassello che si aggiunge alle parole, ai suoni. Come li concepisci e in che modo vengono realizzati?

“Ho iniziato da poco a fare video e a condividere i miei lavori su internet. Ciò accade, in modo serio e programmato, circa dall’anno scorso. Ho realizzato un video sulla spiaggia di Ostia, insieme a un gruppo di amici, e siamo stati aiutati nella parte realizzativo-pratica – quella più difficile. Anche l’ultimo, rilasciato qualche giorno fa [“Cielo e Rondine”, N.d.R], si fregia di aiuti importanti, sebbene io sia solo davanti alla camera, come imponeva la situazione di questo inverno. Amici e conoscenti con la passione del video making mi hanno dato una grande mano. Sto inoltre lavorando a un EP contenente i brani già usciti e qualche inedito. Sono comunque dell’idea che il lavoro di squadra sia il più appagante: quando si mettono insieme idee e passioni affiora una grande energia”.

Dai tuoi lavori emerge un’attenzione ai luoghi, alla cura del territorio. È un’intuizione fondata?

“Assolutamente. Con i ragazzi di Ostia Film Factory stiamo cercando di valorizzare certi luoghi, angoli di Ostia abbandonati fisicamente e socialmente. È un discorso estendibile su scala nazionale, l’Italia è talmente piena di bellezze da soffocarle, come un paradosso vivente. Ecco, qui risiede l’allaccio con i miei studi universitari: nella valorizzazione di aree ridotte all’oblio. I giovani hanno voglia di vivere ciò che hanno, di conoscere la loro storia e i propri luoghi. Spesso si sogna di andare fuori, ed è bellissimo, ma apprezzare quanto ci circonda è necessario”.

Che progetti hai per il futuro?

“In estate parteciperò alla finale regionale di Sanremo Rock & Trend Festival. Vi sarà poi la fase successiva del Tour Music Fest. Da un anno e mezzo frequento inoltre una scuola di doppiaggio cantato, la Ermavilo di Roma, i cui docenti prestano la voce a personaggi di film Disney o più in generale di animazione. Ho avuto qualche piccola esperienza in merito, e il percorso formativo mi offrirà solide basi”.

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