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Tor Bella Monaca, guerra tra bande per il controllo dello spaccio, arrestato in un ristorante di Fiumicino per tentato omicidio

L’arrestato è attualmente considerato tra i più pericolosi ed influenti elementi nello scenario criminale di Tor Bella Monaca ed è conosciuto nel quartiere per la sua caratura criminale. Pluripregiudicato per violenza, lesioni personali, detenzione e spaccio

printDi :: 16 febbraio 2021 13:26
Tor Bella Monaca, guerra tra bande per il controllo dello spaccio, arrestato in un ristorante di Fiumicino per tentato omicidio

(AGR) La caccia all’uomo è finita. Nella giornata di ieri, infatti, la Squadra Mobile ha individuato ed arrestato su mandato emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della D.D.A. di Roma L.D., classe ’86, ritenuto responsabile di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso e porto abusivo di armi. L’uomo è stato sorpreso in un ristorante di Fiumicino a seguito della pressante attività investigativa della Squadra Mobile di Roma per individuarlo dopo che la mattina del 10 febbraio scorso, all’atto dell’irruzione presso la sua abitazione si era reso irreperibile.Nell’autovettura dello stesso venivano rinvenute delle borse contenenti i suoi abiti ed effetti personali tanto da far ritenere che stesse pianificando la  fuga.

I fatti in contestazione risalgono alla sera del 25 novembre 2016 in Via dell’Archeologia, n. 90 - Tor Bella Monaca allorquando L.D., nel pretendere la restituzione di una ingente somma di denaro, esplodeva numerosi colpi di pistola in strada, uno dei quali colpiva all’addome Montereale Giovanni il quale veniva ricoverato in prognosi riservata e sottoposto d’urgenza ad un intervento chirurgico.

 
Immediato l’intervento del personale della Sezione Volanti e della Squadra Mobile allertato dalle chiamate giunte al 112 NUE che segnalavano una lite culminata con l’esplosione di colpi di arma da fuoco. Sul posto venivano rinvenute tracce ematiche e l’ogiva di un proiettile.

I primi riscontri consentivano di indirizzare l’attenzione sul L. il quale, nel corso di una discussione, aveva preteso la restituzione di una somma di 30.000 euro e, subito dopo i fatti, si era dato alla fuga senza fare rientro presso la propria abitazione. Al momento del tentato omicidio peraltro, l’indagato era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di P.S. ed era stato scarcerato da poco più di un mese. È su di lui e sulla sua cerchia di famigliari, quindi, che si concentravano le indagini attraverso intercettazioni telefoniche ed analisi dei tabulati. La svolta arriva però nel 2018, grazie alle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, alla luce delle quali venivano nuovamente analizzati tutti i dati raccolti in precedenza attraverso una meticolosa e laboriosa attività di riscontro.

Il collaboratore confermava che il L. si era reso irreperibile, subito dopo il fatto, al fine di sottrarsi all’esame del “guanto di paraffina”: la sera stessa della sparatoria, infatti, l’uomo si era presentato – accompagnato dal fidanzato della cugina – presso l’abitazione del collaboratore a Guidonia Montecelio, chiedendo aiuto per una sistemazione provvisoria e dichiarando di aver sparato al culmine di una lite. L’appoggio logistico richiesto viene quindi fornito nei pressi di Guidonia ove l’uomo rimane per circa 10 giorni, come effettivamente riscontrato attraverso la lettura dei tabulati telefonici e il riascolto delle intercettazioni telefoniche effettuate. Le modalità eclatanti con le quali si è svolta l’intera vicenda ed il clima di omertà ingeneratosi sia nella vittima che nelle altre persone presenti sul posto (le quali non hanno offerto alcun contributo alla ricostruzione dei fatti) oltre alla modalità “plateale” dell’agguato, sono state ritenute dal Giudice tali da integrare l’aggravante di aver agito “con il metodo mafioso” : l’uomo infatti ha esploso più colpi di pistola sulla pubblica via, nella completa omertà degli spettatori che si sono rifiutati di formalizzare quanto visto (tanto da negare financo di aver contattato il N.U.E. nell’immediatezza dei fatti) per paura di ritorsioni o – in alcuni casi – si sono addirittura prodigati per eliminare le tracce di quanto successo.

Persino la vittima della sparatoria, ha dichiarato di non frequentare Tor Bella Monaca – pur vivendoci dalla nascita – e di essere stato colpito da un colpo vagante mentre si trovava casualmente a conversare con alcuni parenti in Via dell’Archeologia

L’arresto si inserisce, dunque, nella più ampia azione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e della Squadra Mobile tesa a contrastare l’attività criminale posta in essere nel quartiere di Tor Bella Monaca, caratterizzato da una costante conflittualità tra più gruppi criminali connessa al predominio sulle piazze di spaccio della zona, nel contesto della quale si sono registrati numerose aggressioni anche mediante l’utilizzo di armi.

L’arrestato è attualmente considerato tra i più pericolosi ed influenti elementi nello scenario criminale di Tor Bella Monaca ed è conosciuto nel quartiere per la sua caratura criminale: pregiudicato per violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale, lesioni personali, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

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