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Deceduto per trasfusione sangue infetto nel 1985: lo Stato risarcirà 670mila euro agli eredi

L'uomo era stato sottoposto a trasfusioni di sangue infetto nell’ospedale di Bracciano, morto poi nel 2015 presso il Fatebenefratelli di Roma a causa del decorso degenerativo della malattia epatica.Lo stato dovrà corrispondere 670 mila euro agli eredi

printDi :: 25 ottobre 2023 12:25
Deceduto per trasfusione sangue infetto nel 1985: lo Stato risarcirà 670mila euro agli eredi

(AGR) Lo Stato dovrà pagare 670mila euro agli eredi di un signore romano che 38 anni fa era stato sottoposto a trasfusioni di sangue infetto nell’ospedale di Bracciano, morto poi nel 2015 presso il Fatebenefratelli di Roma a causa del decorso degenerativo della malattia epatica. A stabilirlo è stata la II sezione civile del Tribunale di Roma che con sentenza del 23 ottobre 2023 ha condannato il Ministero della Salute al risarcimento. Recatasi in ospedale nel 1985 per sottoporsi ad intervento chirurgico, il signore fu sottoposto durante la degenza a emotrasfusioni, per effetto delle quali ha contratto l’infezione da HCV epatite virale di tipo C che lo portò alla morte 30 anni dopo.

La moglie ed i nipoti si sono affidati al Tribunale per i diritti del malato e, dando incarico legale all’avvocato Maurizio Albachiara, citavano in giudizio il Ministero della Salute per accertare la condotta omissiva del dicastero di via Lungotevere Ripa, sulle sacche di sangue destinate alla trasfusione e per la conseguenziale richiesta dei danni subiti per la morte del congiunto. Contestualmente all’iscrizione a ruolo della causa la Commissione Medico Ospedaliera di Roma riconosceva il nesso tra Le complicanze della patologia epatica e il decesso.

Il giudice del Tribunale di Roma, dopo l’attività istruttoria, ha accertato la sussistenza del nesso eziologico tra emotrasfusione, patologia e decesso, in difetto di dimostrazione di altri fattori causali originati dalla condotta di vita del deceduto, ed in mancanza di elementi oggettivi che consentivano di appurare, quantomeno, la sottoposizione dei donatori ai dovuti controlli.

Nella sentenza veniva riconosciuta la responsabilità del Ministero per non aver vigilato e controllato il sangue utilizzato per le trasfusioni e per non aver controllato che il sangue dei donatori presentasse alterazioni delle transaminasi e condannava il Ministero della Salute al pagamento in favore della moglie e del figlio della somma di 400mila euro oltre interessi per il danno da perdita del rapporto parentale.  Veniva condannato altresì il ministero al pagamento di € 268.000,00 a favore dei 2 nipoti della vittima per il particolare rapporto che legava i piccoli al nonno.

«Questa sentenza rappresenta una delle battaglie vinta dallo studio Albachiara, purtroppo il paradosso è che per la liquidazione degli importi riconosciuti bisognerà fare un altro giudizio presso il Tar affinché lo stesso obblighi il ministero ad ottemperare al pagamento. Resta la soddisfazione sta nel fatto che oltre ai familiari è stata riconosciuta una congrua somma anche ai nipoti», ha commentato l’avvocato Maurizio Albachiara.

«La vicenda dello scandalo del sangue infetto che ha coinvolto migliaia di cittadini italiani è sempre stata a noi molto cara. Continueremo come associazione a tutelare in ogni sede i diritti delle persone coinvolte, soprattutto per ottenere, in sede legislativa la riforma della legge 210/92 che esclude migliaia di cittadini dall’ottenimento dell’indennizzo», così Lorenzo Latella, segretario regionale di Cittadinanzattiva Campania.

foto archivio AGR

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