WWF e Animalisti, contro la legge regionale sulla caccia
Il governo, chiedono, intervenga sulla legge regionale del Lazio che aumenta la densità venatoria nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si mette in pericolo l'orso marsicano che rischia l'estinzione.


orso marsicano in libertà
(AGR) Il governo intervenga sulla legge regionale del Lazio che aumenta la densità venatoria nell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le Associazioni WWF Italia, Enpa, Lac, Lav, Lega nazionale difesa del cane, Lipu, Salviamo l’Orso e Orso and friends hanno inviato una nota al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Ambiente per chiedere la parziale impugnativa della Legge della Regione Lazio n. 1 del 27 febbraio 2020 recante “Misure per lo sviluppo economico, l’attrattività degli investimenti e la semplificazione”.
Questa legge, all’art. 9, senza nessun collegamento con la portata della norma stessa, ha esteso la possibilità di accesso nell’area contigua laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise anche ai cacciatori non residenti, violando apertamente quanto stabilito dall’art. 32 della Legge quadro sulle aree naturali protette (Legge n. 394/1991) che, al comma 3, stabilisce che “all’interno delle aree contigue le regioni possono disciplinare l'esercizio della caccia… soltanto nella forma della caccia controllata, riservata ai soli residenti dei comuni dell'area naturale protetta e dell’area contigua…”.
Già in passato la Regione Lazio aveva tentato di introdurre l’aumento del numero dei cacciatori attraverso il calendario venatorio ricevendo delle solenni bocciature da parte del TAR Lazio e del Consiglio di Stato davanti al quale le associazioni di protezione ambientale erano state costrette a presentare ricorso. In particolare l’Ordinanza del Consiglio di Stato del 14 dicembre del 2018 aveva sancito un principio fondamentale: “(…) proteggere l’habitat di una specie protetta, come l’Orso bruno marsicano, in zone limitrofe al Parco Nazionale d’Abruzzo, deve ritenersi senza dubbio prevalente sulla pretesa regionale di garantire più spazi e più occasioni di prelievo alla comunità di cacciatori nell’esercizio dell’attività venatoria”.
La Regione Lazio, bocciata davanti alla giustizia amministrativa, ha provato ora ad aggirare l’ostacolo attraverso una legge palesemente in contrasto con la legge nazionale vigente. Le associazioni sollecitano quindi un intervento del Governo affinché l’art. 9 della legge venga impugnato davanti alla Corte Costituzionale