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Il mistero del lago di Nemi

print08 aprile 2017 15:40
Il 4 Aprile il Premio Sette Colli in Campidoglio

Il 4 Aprile il Premio Sette Colli in Campidoglio

Tutta Nemi trattiene il fiato. Sul fondo limaccioso del lago potrebbe esserci una nave romana, la terza di una triade sacra realizzata dall’imperatore Caligola nel I secolo d.c. e dedicata al culto della dea Iside. Le prime due sono state recuperate nel 1929 e sono andate distrutte in un incendio scaturito nel 1944 all’interno del museo. Di loro sono rimaste solo alcune foto, dei modellini e ornamenti in bronzo e marmo. La nuova nave rappresenterebbe dunque un reperto unico nel suo genere, che qualora recuperato ed esposto nel museo potrebbe rappresentare una notevole attrattiva turistica. Da ieri i sub sono al lavoro sul fondo del lago. Li aspetta un gravoso impegno e sopratutto si aspettano conferme delle testimonianze storiche che dal 1500 hanno raccontato la presenza di questa “misteriosa” nave. Le “immersioni” andranno avanti per una settimana, e poi si aprirà la fase di elaborazione dei dati raccolti con un sonar che consentirà, una mappatura precisa e circostanziata del fondale e sopratutto di andare a vedere cosa nasconde il fango, scavando con un sofisticato software il fango scuro.

Il mistero del lago di Nemi

“Adesso inizia il percorso che potrà finalmente svelare la misteriosa leggenda della terza nave” - sottolinea il Sindaco, Alberto Bertucci, - comunque queste operazioni sono fondamentali per la mappatura dei fondali e della conformazione geologica totale del lago per una maggiore tutela delle acque e di questo importante ambiente protetto del Lazio. Nel frattempo, l’occasione è utile anche per focalizzare l’attenzione sul locale Museo delle Navi Romane di Nemi che sarà sviluppato”.

“Quella nave c’è, altro che mistero. - assicura Giuliano de Benedetti, l’architetto appassionato di storia ed archeologia - sta scritto nei documenti storici bisognava leggerli con più attenzione.

L'ingegnere militare bolognese Francesco De Marchi nel suo libro pubblicato nel 1599 riferisce che nel corso delle sue immersioni di aver visto e toccato l'imbarcazione. Era inclinata rispetto alla superficie e si trova esattamente sull’altro lato del lago rispetto a quelle recuperate nel 1929. Si tratta di una nave di dimensioni doppie rispetto alle altre due di circa 70 metri, infatti, lo stesso De Marchi scrive di averla misurata con sistemi empirici, assicurando ai due estremi delle boe galleggianti, sarebbe lunga 154 metri per 78 di larghezza, una sorta di moderna nave da crociera dove l’imperatore durante i riti sistemava la sua corte e gli invitati. Quella nave l’aveva vista prima di De Marchi anche Leon Battista Alberti nel 1460, che con alcuni nuotatori genovesi aveva raccolto prove e testimonianze della presenza del relitto. Le ricerche però si arenavano dinanzi alel grandi difficoltà di recuperare lo scafo immerso con i mezzi del tempo, nonostante pesanti argani e cime robuste i tentativi compiuti non riuscirono nemmeno a smuovere la barca dal fondale”.

Per 400 anni le navi di Nemi restano sul fondo, poi, nel 1895l’antiquario Eliseo Borghi impegnato in una serie di scavi nell'area del tempio di Diana, ascoltando i racconti dei contadini della zona avvia delle ricerche. Nel lago manda dei palombari e quelli trovano gli scafi. E’ la prima prova concreta dell’esistenza delle navi, due recuperate poi nel 1929.

Il mistero del lago di Nemi



“La terza nave – conclude De Benedetti – deve essere ancora sul fondo. Sono convinto. Negli anni i sub immersi ed i pescatori, con le loro reti, hanno rinvenuto e recuperato pezzi di fasciame, non sono certo pali di un porticciolo, come qualcuno aveva ipotizzato….”

 
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