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Duro colpo dei Ros a "Cosa Nostra", smantellato tentacolo mafioso nella ristorazione romana

Operazione dei ROS coordinata dalla DDA nella capitale. In manette undici persone a vario titolo coinvolte in un'organizzazione collegata a "Cosa Nostra". Gli indagati attraverso società attive nel settore della gastronomia avevano riciclato fondi mafiosi

printDi :: 15 gennaio 2021 12:06
Duro colpo dei Ros a Cosa Nostra, smantellato tentacolo mafioso nella ristorazione romana

(AGR) La lunga mano di “cosa nostra” a Roma. I carabinieri del ROS su richiesta della DDA hanno eseguito undici arresti nei confronti di soggetti, ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, reati commessi per agevolare l’associazione mafiosa “Cosa Nostra”. L’odierna operazione, denominata “GERIONE” ha permesso di cristallizzare una strategia di penetrazione del tessuto economico della Capitale nell’interesse di “Cosa Nostra” - è stata avviata nel novembre del 2018 a seguito della confisca di beni del Tribunale di Palermo per 15 milioni di euro eseguita a carico del palermitano F.P.M. il quale, a partire dal ’92, prima di tornare a Palermo, ha risieduto a Roma per oltre 17 anni ed è stato la figura centrale dell’indagine, condannato definitivamente per partecipazione ad associazione mafiosa, nonché per la rapina multimiliardaria alla sede palermitana della “Sicilcassa” del ‘91. Parte della refurtiva, destinata a “Cosa Nostra”, venne fatta fondere in lingotti d’oro e distribuita, agli esponenti di vertice dei vari mandamenti di Palermo.

Nell’indagine sono anche emersi i fratelli R. S. e B., pure legati a contesti mafiosi palermitani i quali attraverso società attive nel settore della gastronomia, avvalendosi di prestanome, hanno condotto un progetto imprenditoriale nei quartieri di Testaccio e Trastevere, avviato nel 2011 con l’apertura di un bar-pasticceria. Gli indagati, attraverso la neocostituita società hanno aperto, sempre a Trastevere, un ulteriore esercizio commerciale, oggi sottoposto a sequestro preventivo (del valore di circa 400 mila €), in quanto avviato col reimpiego di capitali di provenienza illecita. Nell’inchiesta sono inoltre emersi:

 
- P. A. e R. F. moglie e figlia di R.B., in quanto coinvolte, la prima, nella vendita di dipinti e preziosi di provenienza illecita - il cui ricavato è stato reimpiegato per avviare le attività commerciali a Trastevere - la seconda, nella bancarotta in qualità di amministratore di società ristorazione. Gli approfondimenti investigativi, hanno permesso accertare che i dipinti oggetto di compravendita illecita erano stati rubati negli anni ’90;

- C.S. , i cui congiunti sono stati esponenti di rilievo del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, socio occulto e finanziatore della società gastronomia

- C.Gi. , autrice di versamenti in contanti a favore società ristorazione per circa 91 mila € serviti per far “decollare” l’attività imprenditoriale;

- I. L., imprenditore di Formello (RM) e R.R. responsabili di aver concorso nell’occultamento della provenienza illecita dei beni sottratti alla società ristorazione, nonché R. M. intestatario fittizio di società controllate dagli indagati principali .

I provvedimenti si collocano in una più ampia strategia di contrasto all’infiltrazione mafiosa nel Lazio e nella capitale, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia.

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