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Lecce, smantellata centrale mafiosa dedita ad usura, estorsioni e scambi elettorali

Sono stati effettuati dai Carabinieri 15 arresti, 11 in carcere e 4 ai domiciliari. Ai vertici della struttura figurerebbero due esponenti della Sacra Corona Unita che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite. Tra le attività anche uno scambio elettorale.

printDi :: 07 febbraio 2022 12:33
Lecce, smantellata centrale mafiosa dedita ad usura, estorsioni e scambi elettorali

(AGR) I carabinieri di Lecce hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare emesso dal GIP nei confronti di 15 soggetti (di cui 11 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), ipotizza l’esistenza, quale epicentro delittuoso un’associazione di tipo mafioso, finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto illegale di armi, allo spaccio di sostanze stupefacenti e, per alcuni dei sodali, anche allo scambio elettorale politico mafioso.

Gli elementi raccolti - che comunque, nel pieno rispetto del principio di innocenza ultimamente rafforzato dalla legislazione di Governo, non acclarano profili di colpevolezza - avrebbero posto in superficie modalità comportamentali associative connotate dal carattere mafioso, protese all’affermazione egemonica dell’organizzazione sui territori sopra indicati mediante l’esercizio della forza intimidatrice, correlata in parte anche allo spessore criminale di alcuni soggetti, con derivante condizione di assoggettamento e omertà sofferta da terze persone.

 
L’operazione, declinatasi in un’articolata attività di intercettazione, accompagnata da concomitanti servizi di osservazione e pedinamento, avrebbero consentito di documentare l’attuale operatività di una qualificata e agguerrita associazione di stampo mafioso, la quale avrebbe rappresentato - sin dagli anni settanta - un punto di riferimento della criminalità organizzata salentina, caratterizzata da una struttura organizzativa a carattere verticistico, connotata da vincoli gerarchici, a capo della quale figurerebbero due esponenti della Sacra Corona Unita che, tornati in libertà, avrebbero ripreso la direzione delle attività illecite, protratta mediante un controllo pervasivo del territorio, avvalendosi proprio della loro consolidata nomea criminale.

Nello specifico, l’azione illecita del sodalizio mafioso si sarebbe esplicata attraverso la redditizia attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto “punto cassa” per l’esercizio di spaccio di stupefacenti.

1)Il “punto”, in particolare, sarebbe la somma di denaro pagata dagli spacciatori per cedere gli stupefacenti in una determinata piazza di spaccio. Commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della condizione di assoggettamento, presente nel contesto territoriale nel quale storicamente la Sacra Corona Unita aveva esercitato una vis intimidatoria.

I tentacoli malavitosi si sarebbero insinuati anche nei gangli della pubblica amministrazione sancendo una corta di contratto criminale imbastito sullo scambio elettorale politico – mafioso, in base al quale la congrega delinquenziale avrebbe assicurato a un candidato alle ultime elezioni amministrative - tenutesi nel settembre 2020 in un Comune salentino - almeno 50 voti a fronte di una contropartita di denaro, così consentendogli la nomina a consigliere

2) gli elementi raccolti consentirebbero di ipotizzare che, nell’esercizio del mandato, detto soggetto avrebbe garantito l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa.

L’attività investigativa, inoltre, ha consentito di:

- Ipotizzare l’imposizione di un tasso usurario applicato dal sodalizio ai danni di molte vittime, tracui diversi imprenditori della zona, oscillante dal 20 al 25% mensili ed in alcuni casi anche maggiore;

- individuare le attività formalmente “lecite” verosimilmente poste in essere dal clan, tra cui quelle gestite da un’agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurative;

- sostenere che, il titolare di una scuola guida, avrebbe stretto un patto criminoso con il clan, assumendo il figlio di uno dei due capi ai vertici dell’organizzazione, in forza del quale, avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato in danno di un’altra agenzia concorrente; in cambio di tale “sponsorizzazione” i relativi proventi dell’attività della scuola sarebbero confluiti, in parte, nelle casse dell’organizzazione criminale.

L’esecuzione del provvedimento ha visto impegnati oltre 120 Carabinieri in forza ai reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Lecce, con il concorso dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia” e le unità antidroga e anti-esplosivo del Nucleo Carabinieri Cinofili di Modugno, supportate dall’alto da un velivolo del 6° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Bari.

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