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Farmaci equivalenti, qualità, efficacia e sostenibilità

print16 ottobre 2017 14:53
Farmaci equivalenti, qualità, efficacia e sostenibilità
(AGR) Si è svolto sabato scorso un evento organizzato da Motore Sanità dal titolo “Medici del futuro, farmaci equivalenti-biosimilari qualità, efficacia e sostenibilità” per far luce sul motivo per cui questi tipi di farmaci, in Italia sono ancora largamente sotto utilizzati, mentre in Inghilterra e in Germania la percentuale d’impiego si avvicina al 70%.

Ha aperto la mattinata il Prorettore dell’Università degli Studi di Messina Salvatore Cuzzocrea, spiegando che gli equivalenti-biosimilari costituiscono circa il 20% dei farmaci oggi in commercio ed il 50% di quelli in fase di sviluppo. Attualmente la loro prescrizione è gradualmente aumentata e sia i medici che i pazienti ne hanno familiarità. In molti casi i farmaci equivalenti rappresentano l’unica opzione terapeutica per patologie rilevanti e diffuse quali l’anemia, la fibrosi cistica ed alcune forme tumorali. Proprio per la loro importanza devono essere usati nella piena consapevolezza, nel criterio della scelta e con le necessarie attenzioni. Alla luce di queste considerazioni, diventa fondamentale che i vari aspetti, dell'efficacia, dell’accesso alle cure e non ultimo del risparmio da parte del paziente vengano considerati in un contesto universitario dove il sapere medico prende forma per “creare” le figure professionali del domani che sappiano tener fede al giuramento di Ippocrate.

Eugenio Cucinotta, Presidente corso di Laurea in Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Messina – ha portato i suoi saluti istituzionali descrivendo l’iniziativa molto interessante per la preparazione di uno studente del corso di laurea di Medicina e Chirurgia. “Qualità, sostenibilità ed efficacia del farmaco equivalente saranno oggetto di una serie di interventi autorevoli nel corso dell’evento formativo – ha continuato Cucinotta - particolarmente rivolto ai futuri medici e per spiegare loro la varietà di farmaci che oggi hanno a disposizione”.

Achille Patrizio Caputi, Professore di Farmacologia, già Presidente SIF - Nell’ultimo decennio si è assistito ad una profonda modifica degli investimenti industriali nel campo farmaceutico, passando dalla produzione di farmaci “quasi per tutti i pazienti” (es. statine, beta-2-agonisti, ecc.) a farmaci per “pochi e selezionati” (evolocumab, mepolizumab). “Questi ultimi farmaci, frutto della migliore conoscenza dei meccanismi patologici delle malattie e delle tecnologie di produzione stanno determinando un insostenibile progressivo aumento della spesa per farmaci – sottolinea il Professore – i generici e biosimilari sono uno strumento utile di contenimento dei costi. Ad esempio, negli USA, dove 8 prescrizioni su 10 sono per farmaci generici, si è ottenuto un risparmio nel solo 2010 di 158 miliardi di dollari. Il ridotto costo dei generici e dei biosimilari inevitabilmente fa pensare che siano peggiori rispetto ai relativi prodotti originatori, anche perché la stessa classe medica risulta avere scarse conoscenze sui processi che portano alla loro produzione. I risultati, ottenuti da studi epidemiologici e del mondo reale, stanno sempre più confermando la loro efficacia, sicurezza e cost-saving”.

Giorgio Colombo, Farmacoeconomista Università degli Studi di Pavia – ha dichiarato che: “I farmaci Off patent (a brevetto scaduto) rappresentano ad oggi in Italia oltre il 70% del consumo a quantità territoriale e circa il 22% della spesa, anche se la maggiore prescrizione si concentra ancora sui prodotti branded (a marchio commerciale) a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei dove si privilegia il farmaco equivalente puro (unbranded). Il percorso che ha portato a queste quote di mercato dal 2000 a oggi testimonia un lento sviluppo del mercato. Tra i farmaci Off patent, i farmaci equivalenti puri (unbranded) in Italia sono tuttavia ancora un mercato relativamente minore (22% circa a quantità e il 6% della spesa) se ci confrontiamo con altri paesi europei, dove rappresentano ormai a quantità il 60% - 80% del mercato e il 30- 40% della spesa – continua Colombo - esiste infatti un’importante letteratura clinica di supporto alla piena sostituibilità tra farmaco equivalente vs. brand in tutte le aree terapeutiche. La presenza di una quota rilevante del mercato dei farmaci equivalenti puri (unbranded) è tuttavia una condizione necessaria affinché la concorrenza di prezzo nel settore si possa dispiegare e le aziende alla scadenza brevettuale inizino a competere sul prezzo con forti riduzioni e con contemporanei benefici per il sistema sanitario pubblico, oltre a ridurre notevolmente la quota di ticket a carico del cittadino. Se l’Italia si allineasse alla media dei paesi Europei avanzati, dove il farmaco generico puro (unbranded) è una realtà consolidata e culturalmente accettata, il SSN si gioverebbe di risorse incrementali non di poco conto, che potrebbero essere destinate al rimborso e all’impiego di terapie innovative.

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